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Scontrini, fatture, ricevute: quando buttarli.

21 Feb di Antonio Maddalena

Scontrini, fatture, ricevute: quando buttarli.

Che si tratti di un pezzetto di carta che finisce dimenticato in un cassetto o di un file elettronico perso tra migliaia di email, lo scontrino o la ricevuta sono documenti di cui spesso ci dimentichiamo. Tuttavia, l’Unione Nazionale Consumatori sottolinea l’importanza di prestare attenzione a questi piccoli biglietti. Il motivo? In caso di controlli fiscali, non ci sono scuse che tengano, e non si ha il lusso di perdere tempo a frugare tra montagne di carte.

L’UNC ha quindi lanciato una guida utile che, finalmente, chiarisce per quanto tempo è necessario tenere questi documenti prima di concedersi il lusso di dimenticare di possederli. La regola da tenere a mente è sorprendentemente semplice: cinque anni. Questo periodo di tempo copre la maggior parte dei documenti fiscali, dalle bollette di utenze come luce, acqua e gas (che vanno conservate per cinque anni nonostante la prescrizione scada dopo due), fino alle ricevute di pagamento di mutui, deduzioni fiscali, multe, spese mediche, tasse locali, fatture telefoniche, rette scolastiche, iscrizioni a corsi, palestre e pagamenti assicurativi.

Alcuni documenti hanno tempi di conservazione diversi, come i bolli auto che si possono eliminare dopo tre anni, o le fatture di hotel e ristoranti, che vanno tenute per sei mesi per evitare sorprese. Le spedizioni invece richiedono 18 mesi. Tra i record di conservazione, troviamo il Modello Unico e il 730, da custodire gelosamente per sette anni, mentre documenti come ricevute di Irpef, Iva, Irap, estratti conto bancari e atti notarili vanno conservati per un decennio.

La modalità di conservazione è lasciata alla discrezione di ciascuno, dai sistemi cloud a cartelle fisiche, l’importante è sapere dove trovare i documenti quando servono.